TERAMO – Quattordicimila posti di lavoro persi in dieci anni a livello regionale nel settore edile ed oltre il 50% di lavoratori espulsi dal mercato del lavoro solo in provincia di Teramo, nello stesso settore, dove gli iscritti in cassa edile sono passati da 6.007 a 2.646 con decine di aziende importanti che hanno chiuso i battenti.
A snocciolare i dati della crisi del settore edile, da sempre volano dell’economia regionale, la Fillea Cgil che questa mattina era presente a Teramo, in piazza Sant’Anna, per una manifestazione regionale in cui sindacato e lavoratori hanno chiesto l’avvio immediato dei cantieri del Masterplan e ricostruzione post sisma su tutto il territorio, perché solo l’avvio di quei cantieri, secondo il sindacato, può dare una risposta concreta alla crisi occupazionale e al rilancio economico di un’intera regione.
«Quello che chiediamo, rispetto ai programmi annunciati, è che ci sia una tempistica certa, che ci sia un cronoprogramma da rispettare – commenta Giovanni Timoteo, segretario provinciale della Fillea Cgil Teramo – Chiediamo che aprano i cantieri, che la ricostruzione post terremoto non langua come quella del terremoto del 2009. E non è un caso che questa manifestazione arrivi oggi a Teramo, in piazza Sant’Anna, vicino all’ex manicomio. Perché già solo l’avvio del cantiere per il recupero di questa struttura darebbe lavoro a migliaia di edili, senza considerare l’indotto». Dello stesso tenore l’intervento del segretario regionale della Fillea, Silvio Amicucci, che ha ricordato le decine di aziende teramane chiuse nel corso degli anni. «In Abruzzo, e in
particolare in questa provincia – ha detto Amicucci – è in atto un processo di deindustrializzazione. Quello che chiediamo è l’avvio dei cantieri, quello che chiediamo è lavoro per gli edili, che a sua volta porterebbe lavoro anche per l’indotto».
A Teramo, per la manifestazione odierna, anche il segretario nazionale della Fillea, Alessandro Genovesi. «Le risorse ci sono – ha detto – bisogna sbloccarle, rendere i progetti esecutivi. Il lavoro si può creare, serve la volontà politica ed un patto tra produttori, imprese, enti locali».